Fare domande
non costa nulla -
fammi la tua
"Gretchenfrage"!
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Ogni buona strategia, infatti, inizia con una domanda intelligente.
A volte, però, serve qualcuno che abbia il coraggio di farla.
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COME FUNZIONA
Ogni mese rispondo a una domanda sul tema della strategia di marchio che interessa molte persone.
COME VIENE SCELTA LA DOMANDA
Puoi inviare la tua domanda tramite il modulo, che sarà visibile solo a me in quanto l'invio è anonimo. Perché? Perché preferisco rispondere a domande reali, fatte da persone reali, piuttosto che ricevere spam o domande casuali. Leggo tutte le domande con attenzione e riconosco i temi più ricorrenti. Poi scelgo una domanda rappresentativa e rispondo in modo chiaro, pratico e accessibile a tutti.
PERCHÉ LO FACCIO
Perché voglio aiutarti dove è davvero necessario. Così nasce un confronto che non aiuta solo una persona, ma tutti quelli che si pongono le stesse domande.
Ogni mese rispondo a una domanda sul tema della strategia di marchio che interessa molte persone.
COME VIENE SCELTA LA DOMANDA
Puoi inviare la tua domanda tramite il modulo, che sarà visibile solo a me in quanto l'invio è anonimo. Perché? Perché preferisco rispondere a domande reali, fatte da persone reali, piuttosto che ricevere spam o domande casuali. Leggo tutte le domande con attenzione e riconosco i temi più ricorrenti. Poi scelgo una domanda rappresentativa e rispondo in modo chiaro, pratico e accessibile a tutti.
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Partecipa anche tu!
Invia ora la tua “Gretchenfrage” - Magari sarà proprio la tua a essere pubblicata il prossimo mese!
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La domanda di settembre:
Abbiamo intrapreso un valido processo di rafforzamento del marchio, abbiamo definito tutti gli elementi e ora stiamo riscontrando alcune difficoltà, soprattutto a livello interno, poiché i dipendenti non desiderano lavorare secondo i valori e le regole stabiliti. Ritengono che sia un ulteriore onere dover tenere conto anche di questo aspetto. Cosa possiamo fare?
La risposta di Gretchen:
La strategia di marchio non serve a nulla se nella pratica quotidiana viene percepita come un corpo estraneo.
La tentazione di imporre semplicemente le regole "dall'alto" è forte. Ma è proprio questo a generare resistenza: i collaboratori percepiscono i valori del marchio come qualcosa di aggiuntivo e non come un aiuto. Un marchio sprigiona la sua forza solo quando viene vissuto, e ciò deve avvenire per scelta, non per imposizione.
Cosa fare? Tre passi concreti:
Conclusione:
Un marchio non vive in azienda attraverso le direttive, ma come strumento di lavoro. Se i collaboratori percepiscono il marchio come un peso, il problema non risiede nei valori stessi, ma nel modo in cui vengono introdotti e messi in pratica. Trasforma il marchio in una bussola e sarà percepito come un aiuto, non come un peso.
La tentazione di imporre semplicemente le regole "dall'alto" è forte. Ma è proprio questo a generare resistenza: i collaboratori percepiscono i valori del marchio come qualcosa di aggiuntivo e non come un aiuto. Un marchio sprigiona la sua forza solo quando viene vissuto, e ciò deve avvenire per scelta, non per imposizione.
Cosa fare? Tre passi concreti:
- Dal peso al sostegno: I valori e le linee guida non devono rappresentare un compito aggiuntivo, ma rendere più semplice l'agire quotidiano. Chiediti: in che modo i nostri valori aiutano a prendere decisioni migliori in meno tempo? Quando i collaboratori percepiscono che il marchio offre orientamento invece di burocrazia, la percezione cambia radicalmente.
- Coinvolgere nella co-creazione: Le persone sono più propense a seguire regole che hanno contribuito a sviluppare. Dai ai team la possibilità di tradurre i valori nella loro pratica quotidiana: cosa significa "spirito pionieristico" nel servizio? Cosa significa "creatività" nella contabilità? In questo modo, le regole diventano strumenti e non imposizioni.
- Testimoniare, non imporre. I dirigenti sono i più visibili ambasciatori del marchio. Chi, nella vita di tutti i giorni, agisce coerentemente secondo i valori definiti, dimostra in modo credibile che non si tratta di teoria, ma di pratica. Nulla convince di più dell'autenticità vissuta.
Conclusione:
Un marchio non vive in azienda attraverso le direttive, ma come strumento di lavoro. Se i collaboratori percepiscono il marchio come un peso, il problema non risiede nei valori stessi, ma nel modo in cui vengono introdotti e messi in pratica. Trasforma il marchio in una bussola e sarà percepito come un aiuto, non come un peso.
La domanda di agosto:
Quali sono i fattori da considerare nella creazione di un marchio quando un'azienda si espande in nuovi mercati o regioni?
La risposta di Gretchen:
Nuovi mercati, stesso marchio? Non proprio.
A prima vista, un nuovo mercato può sembrare un'opportunità di crescita semplice: più clienti, più fatturato, più visibilità.
Ma la realtà è più complessa: ogni mercato ha le proprie aspettative, abitudini e segnali culturali. Ciò che funziona perfettamente in un Paese può fallire in un altro o addirittura causare irritazione.
L'arte consiste nel gestire il marchio in modo che rimanga riconoscibile ovunque, ma che sia anche rilevante a livello locale.
Cosa fare? Tre passi concreti:
Conclusione: l'espansione non significa "copia e incolla". Espandersi significa preservare l'essenza, comprendere il contesto e rendere il quadro così flessibile da poter essere applicato al nuovo mercato. Solo così un marchio può crescere senza perdere la propria identità.
A prima vista, un nuovo mercato può sembrare un'opportunità di crescita semplice: più clienti, più fatturato, più visibilità.
Ma la realtà è più complessa: ogni mercato ha le proprie aspettative, abitudini e segnali culturali. Ciò che funziona perfettamente in un Paese può fallire in un altro o addirittura causare irritazione.
L'arte consiste nel gestire il marchio in modo che rimanga riconoscibile ovunque, ma che sia anche rilevante a livello locale.
Cosa fare? Tre passi concreti:
- Mantenere chiaro il nucleo del marchio: i valori del marchio, il logo e il tono di voce, ovvero la sensazione di base che si vuole trasmettere, devono rimanere invariati; Questi sono i pilastri su cui si fondano tutti i mercati. Se questo nucleo diventa vago, il marchio si frammenta in varianti locali senza un denominatore comune, il che comporta un notevole dispendio di energie e una diminuzione della riconoscibilità.
- Comprendere il contesto: ogni mercato ha i propri codici culturali e le proprie abitudini comunicative. Ciò che in un Paese è considerato autentico, in un altro può risultare inappropriato. Chi si limita a fare supposizioni, invece di fare ricerche, rischia di partire con il piede sbagliato. Le intuizioni locali sono un must, non un optional.
- Consentire la flessibilità: il linguaggio visivo, il tono, i messaggi, lo storytelling e i canali possono essere adattati, a condizione che l'essenza del marchio rimanga intatta. I marchi forti riescono a conciliare un'identità globale con una rilevanza locale.
Conclusione: l'espansione non significa "copia e incolla". Espandersi significa preservare l'essenza, comprendere il contesto e rendere il quadro così flessibile da poter essere applicato al nuovo mercato. Solo così un marchio può crescere senza perdere la propria identità.
La domanda di luglio:
Il cliente è imprevedibile, il mercato è complesso e la concorrenza è sempre più agguerrita. Se le cose non vanno bene, la colpa è delle condizioni generali, giusto?
La risposta di Gretchen:
Cercare un colpevole non porta a nulla.
La tentazione è forte. Il cliente ha deciso in modo diverso da quanto previsto. Un nuovo concorrente entra nel mercato con un'offerta innovativa. All'improvviso le regole del gioco cambiano e ci si sente insicuri, o si cerca la colpa all'esterno.
Ma ecco l'amara verità: questo non ti farà fare un passo avanti né al tuo marchio.
Cosa fare? Tre passi concreti:
Conclusione: Sì, il cliente è imprevedibile. Sì, il mercato è complesso. Sì, la concorrenza ti sfida. Ma chi vuole crescere in modo sano deve partire da sé stesso, perché solo lì si trovano le leve che si possono davvero azionare.
La tentazione è forte. Il cliente ha deciso in modo diverso da quanto previsto. Un nuovo concorrente entra nel mercato con un'offerta innovativa. All'improvviso le regole del gioco cambiano e ci si sente insicuri, o si cerca la colpa all'esterno.
Ma ecco l'amara verità: questo non ti farà fare un passo avanti né al tuo marchio.
Cosa fare? Tre passi concreti:
- Le persone non sono algoritmi. Prendono decisioni emotive, cambiano le loro priorità e si lasciano influenzare. I marchi che aspettano che "il cliente diventi finalmente affidabile" aspettano in eterno. I marchi di successo agiscono in modo diverso. Osservano, testano e si adattano senza perdere di vista la propria identità.
- Che si tratti di economia, tecnologia o tendenze sociali, tutto è in continua evoluzione. La complessità non è un ostacolo temporaneo, ma una condizione permanente. I marchi che imparano a navigare in questa complessità, invece di lamentarsene, si assicurano un vantaggio decisivo.
- I concorrenti non sono solo avversari, ma anche una fonte di idee. Ti sfidano, stabiliscono nuovi standard e ti spingono a migliorare. In questo senso, una forte concorrenza è un dono, perché ti mantiene vigile e innovativo.
Conclusione: Sì, il cliente è imprevedibile. Sì, il mercato è complesso. Sì, la concorrenza ti sfida. Ma chi vuole crescere in modo sano deve partire da sé stesso, perché solo lì si trovano le leve che si possono davvero azionare.
La domanda di giugno:
Il nostro marchio è ben progettato, ma in qualche modo nessuno capisce cosa rappresentiamo. Perché, e cosa possiamo fare?
La risposta di Gretchen:
La bellezza da sola non basta.
Questo è un punto che molti marchi devono affrontare: il design è riuscito, il logo è moderno, il sito web è bello. Ma la domanda rimane ancora: "Di cosa si tratta in realtà?".
Spesso questo accade perché la forma esterna non è collegata al nucleo interno. Il lavoro sul marchio non inizia con il design, ma con il significato: cosa rappresentate? Cosa vi rende rilevanti? Perché qualcuno dovrebbe comprare o lavorare per voi? Se queste domande non trovano una risposta chiara - o non sono condivise internamente - nasce questa sensazione: "Sembra bello, ma non funziona".
Cosa fare? Tre passi concreti:
Conclusione: la comprensione del marchio non è frutto del caso. Quando design e significato tornano a collaborare, il vostro marchio non sarà solo più bello, ma anche più chiaro, più tangibile e più efficace.
Questo è un punto che molti marchi devono affrontare: il design è riuscito, il logo è moderno, il sito web è bello. Ma la domanda rimane ancora: "Di cosa si tratta in realtà?".
Spesso questo accade perché la forma esterna non è collegata al nucleo interno. Il lavoro sul marchio non inizia con il design, ma con il significato: cosa rappresentate? Cosa vi rende rilevanti? Perché qualcuno dovrebbe comprare o lavorare per voi? Se queste domande non trovano una risposta chiara - o non sono condivise internamente - nasce questa sensazione: "Sembra bello, ma non funziona".
Cosa fare? Tre passi concreti:
- Tornare al perché: effettuare un breve check-up interno del marchio: Possiamo dire in una frase che cosa rende unico il nostro marchio? E: questo suona simile a tutti i membri del team?
- Parlare meno di noi e più di ciò che rendiamo possibile. I clienti capiscono i marchi attraverso i benefici, l'atteggiamento e il comportamento, non attraverso gli slogan. Quindi la domanda è: cosa sta cambiando grazie a voi?
- Vivere il marchio, non solo mostrarlo: Se il team non può dire la sua, non diffonderà il messaggio. Coinvolgete attivamente i dipendenti nel dialogo sul marchio: questo garantisce chiarezza, credibilità ed efficacia esterna.
Conclusione: la comprensione del marchio non è frutto del caso. Quando design e significato tornano a collaborare, il vostro marchio non sarà solo più bello, ma anche più chiaro, più tangibile e più efficace.